mercoledì 5 giugno 2019

/free


Auguro a chiunque si meriti qualcosa nella vita di poter percepire l'immensa devastante sensazione di libertà che ormai mi sento addosso sempre.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

sabato 9 febbraio 2019

/casa


Alla fine domani dovrò partire veramente.
Questi mesi sono stati lunghissimi, eppure sono passati.
Domani è il famoso giorno in cui rimetterò piede a Firenze.
E non voglio farlo, con tutte le mie forze, non voglio. Per tanti motivi, ma soprattutto perché è il giorno in cui avrei voluto riabbracciarlo e invece non succederà.

Le settimane che dovrò passare lì non so sinceramente come affrontarle. Sono felice di riabbracciare le mie ex coinquiline, dalle quali dormirò alla fine, di aiutare Santi con la tesi e, se dio vuole, di assistere alla sua laurea. Sono davvero felice per questo, ma per nessun altro motivo sarei voluta tornare ad affrontare ancor più vividamente la sua assenza.

Dal momento in cui metterò piede fuori dall'aereo inizierò a guardarmi intorno, metterò la suoneria al cellulare italiano, vivrò in attesa di lui, anche se razionalmente mi ripeterò che non accadrà, che non lo vedrò, che non sarà lì ad aspettarmi per abbracciarmi per dirmi che è stato solo un lungo orribile incubo.
Per dirmi che sono tornata a casa, dove casa è il nostro abbraccio, dove è sempre stato, fin dal primo momento. Non riesco a trovare rifugio più da nessuna parte senza le sue braccia.

E' difficile per me convivere con questi sentimenti perchè tutti i giorni mi dico che andrò avanti, lo faccio credere alle persone intorno a me, ma dentro di me vorrei solo che lui tornasse, vorrei solo svegliarmi ogni mattina dopo averlo sognato sorridendo anzichè piangendo perchè lui è ancora con me.
E' difficile perché è la prima volta nella mia vita in cui non riesco ad andare avanti, in verità, in cui mi sembra lecita qualsiasi cosa pur di continuare ad amarlo nonostante lui non ci sia più, in cui in fondo la mia anima medievale mi sussurra "va bene così, va bene continuare a scrivere poesie per qualcuno che neanche le legge".
Se non altro Dante da qualche parte sarà orgoglioso di me.

Continuo a ripetermi che se davvero è vero quello che provavo e provo per lui, se davvero è l'amore della mia vita, se davvero possiamo trovare il modo di stare insieme, lui si farà sentire sapendo che sono lì.
Continuo a ripetermi che tutto questo mare di sentimenti che provo non è uno spreco, che devono avere un senso, che tutti i ricordi che ho dentro di me sono ancora lì per un motivo.
Continuo a ripetermi che le cose che non dovrebbero avere valore e invece ce l'hanno esistono perchè tutto questo serve a qualcosa, serve a qualcosa il fatto che io abbia appena ricevuto un sms del veterinario per il suo cane, serve a qualcosa il fatto che io abbia in valigia tutti i regali che gli ho comprato in questi mesi, serve a qualcosa il fatto che lo pensi con tutta l'intensità che ho dentro.

Serve a qualcosa, se non a uccidermi?
Io non lo so.
E ho paura da morire a tornare domani.





ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

giovedì 7 febbraio 2019

/PuenteGenil


Tenermi in movimento mi aiuta a sopravvivere, almeno per un po'. Ma non riesco a capire se effettivamente il troppo esplorare mi sta stancando o se sono così presa dal dolore che mi porto dietro da non riuscire più a godermi niente del tutto.

Mentre ritornavo a Siviglia dalla mia brevissima visita a Granada sono passata vicino allo svincolo autostradale per Puente Genil. Mi sembra impossibile sia passato così poco tempo da quando programmavamo la nostra vita insieme di fronte a tutte quelle persone, da quando sconosciuti ci guardavano e ci dicevano che eravamo fatti l'uno per l'altra, da quando, nonostante i litigi, andavamo in giro abbracciati per tenerci caldi e lui mi rimboccava la sciarpa tutte le volte che ne avevo bisogno.

La mia testa è piena di queste cose piccole e immense con cui non so più cosa fare. Vorrei che non esistessero più perché nonostante siano trascorsi ormai sette mesi da quando lui non c'è più, a me non sembra passato un giorno tanto forte è ancora ogni cosa, nonostante tutto quello che è successo nel frattempo.

Ovunque sia, se lo ricorda com'era tenermi per mano?
Se lo ricorda com'era abbracciarmi, baciarmi, quella cosa sconfinata che sentivamo riempirci fino al midollo?
Se lo ricorda com'era chiamarmi per nome sottovoce, sentire il suo nome sussurrato, all'infinito, senza senso, eppure con ogni senso del mondo?

Se non lo ricorda, come ha fatto a dimenticare?
Se lo ricorda, come fa a vivere?



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

venerdì 1 febbraio 2019

/manos


Ieri e oggi sono rimasta tutto il giorno in casa (o meglio, in camera) perché tanto per cambiare sto male (psico&fisicamente). Sto cercando di rendere questo luogo un rifugio, anche se mi sembra impossibile l'idea di riuscire a chiamare di nuovo qualcosa "casa".

Qui, in ogni caso, dovrei essere al sicuro da lui perché non ha ovviamente mai varcato la soglia di questo luogo. Ma evidentemente non è abbastanza.
Ce l'ho sempre negli occhi. Come un granello incastrato tra le ciglia, mi offusca la vista e mi fa lacrimare. Lo vedo ovunque, nella sua figura alta e un po' storta, seduto scomposto, prepararsi una sigaretta, fissare un punto non definito mentre pensa, giocare al cellulare, mordicchiarsi le dita distrutte.

Non saprei dire cosa mi manca di più di lui, ma sicuramente le mani sono tra le cose che più mi pesano. Quelle mani rovinate dal lavoro, piene di tagli, bruciature, calli, con la punta delle dita mangiata dal nervoso, le unghie sempre cortissime. Quelle mani consumate.

In alcuni periodi provava a usare una crema per renderle meno selvatiche, ma la verità è che mi è sempre piaciuto farmi graffiare piano la pelle del viso dai suoi calli quando mi accarezzava. Mi piaceva guardarle ogni tanto e contare le nuove ferite e farmi raccontare come se l'era fatte. Non ho mai tenuto mani più rotte di quelle, eppure non ho mai pensato fossero da cambiare.
Almeno quelle.

Mi mancano così tanto da farmi sentire sbagliata.





ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

mercoledì 30 gennaio 2019

/mirada


Negli ultimi giorni, tra la stanchezza mentale e i pensieri "invasivi" fuori controllo, studiare è diventato impossibile. Forse anche perché non è stata ancora fissata la data di questo benedetto ultimo esame sivigliano. Non lo so.

Sto cercando di organizzare il mio "soggiorno" in Italia perché non potrò restare a Firenze se non per lo stretto necessario per vari motivi: non so da chi formi ospitare e quindo dovrò -spero- andare in foresteria, non ho abbastanza soldi per permettermi di stare troppo lì e soprattutto so che ogni giorno sarà devastante sapendo che quella è la nostra città.
Quindi andrò dove potrò essere ospitata, tra cui Ari a Parma, che ci teneva tanto a vedermi, e anche io a riabbracciare lei e Pit. Solo qualche minuto dopo ho realizzato che tornerò quindi nella città in cui l'ho visto per la prima volta (con anche Ari, tra l'altro).

E' incredibile come abbia vuoti di memoria assurdi, ma invece ricordi nei dettagli un giorno ormai lontano: le sue foto su Facebook che ho guardato e riguardato per cercare di riconoscerlo di persona (non sono mai stata brava con le fisionomie), i suoi passi verso la caffetteria mentre lo aspettavo sulla porta, gli occhi bassi dietro i suoi occhiali, il fatto che fosse a mezze maniche mentre io avevo il cappotto pesante ancora a Maggio. I suoi modi sicuri di sè al di là del tavolo e lo sguardo sfuggente di chi alla fine tutta quella sicurezza non ce l'ha. Il ristorante nell'albergo in cui lavorava, che tanto ha odiato. Lo spritz alla mela che ci preparò, la foto, quella prima maledetta foto che gli scattai, che tenni come sfondo sempre, sempre fino a rimpiazzarla con una nostra foto insieme, fino a eliminarla con un'immagine qualunque trovata su Google che ormai tengo ovunque per provare a ricordarmi perché è lì ("not all those who wander are lost" mi ripete la voce di Tolkien ogni volta che la guardo).

Non guardo quella foto da molti mesi ormai, ma ricordo anche quella alla perfezione: un po' buia e sgranata lo ritraeva in piedi, quasi di profilo, con il bicchiere in mano, lo sguardo ancora basso dietro i suoi occhiali che poi si ruppero e non ricomprò più, le braccia e le labbra tese. Non era niente per me, eppure era bello, in modo strano, ma bello. Come lo è ora dentro di me.

Quel giorno uscii un po' brilla dal suo locale e lui mi accompagnò in stazione con Arianna, tenendomi sotto braccio per la prima volta. Fu spigliato dal primo momento e mi spiazzò, ma mi piacque anche per quello. Quel giorno mi diede un abbraccio stupido, forse con poco significato, ma in questo momento, anche se so che non dovrei, darei l'inquantificabile pur di avere anche solo un abbraccio come quello da lui. Quel giorno non so nemmeno più se maledirlo o benedirlo, so solo che i nostri sguardi si sono incrociati e ora niente può essere più come prima.

Mentre scrivo sto provando a svuotare i cellulari perché non ce la faccio più a trattenere le lacrime ogni volta che trovo una sua foto in una cartella, non ce la faccio più a vedere quella nostra foto insieme in Spagna che risalvai per incoraggiarmi con un'app che contava per me i giorni, le ore, i minuti fino al 10 Febbraio, il giorno in cui dovrò rimettere piede a Firenze. 

Ripenso a tutte le cose che ho fatto e a come mi sento e mi trovo decisamente patetica. Ma credo che questo sia attualmente l'ultimo dei miei problemi.
Il primo è, come sempre, continuare a camminare fin quando ce la faccio. E dopo camminare ancora.
E ancora.

E ancora.




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

lunedì 28 gennaio 2019

/beso


Sto provando a fare tutto il possibile per stare meglio, ma niente sembra bastare: per quanti impegni possa infilarmi nelle giornate, per quanti bei posti nuovi veda, per quante altre persone cerchi di tenermi intorno, i miei pensieri e i miei sogni/incubi restano sempre fissi su quel punto.

Ogni mattina mi sveglio faticosamente perché l'ho sognato più volte dolorosamente. Di solito Patrizia mi abbraccia e io ne sono felice, ma forse per via del maledetto effetto anniversario (l'anno scorso di questi tempi non era neanche un mese che vivevo con lui) la mia mente mi riporta automaticamente a quando mi abbracciava nel letto, a quando imprecava contro le sveglie o nemmeno le sentiva, e io cercavo di svegliarlo il più delicatamente possibile per non fargli iniziare la giornata di cattivo umore.

Alla fine si alzava, si preparava di corsa e io il più delle volte restavo in una specie di dormiveglia volontario solo per godermi il veloce bacio sulla fronte che mi veniva a dare prima di correre a prendere la bici per andare a lavoro.
Anche se ero stordita dal sonno, sorridevo sempre a quel gesto, ed ero un po' triste quando si dimenticava o non aveva il tempo di darmelo.

Quel tocco delle sue labbra sulla mia fronte è uno dei ricordi più belli e più atroci che ho.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

mercoledì 23 gennaio 2019

/ventana


Ci sono tantissime cose, a questo punto credo infinite, che mi "ricordano ricordi". E ogni volta quelli che riguardano lui sono dolorosissimi: a volte riesco a sdrammatizzarli, altre volte no.

I momenti peggiori sono però quelli in cui niente mi ricorda un ricordo, ma semplicemente, all'improvviso, mentre sto facendo altro, un ricordo mi sorge spontaneo nella mente, senza apparentemente nessun collegamento, nessun senso, nessun controllo. 
Sono qui che tento disperatamente di studiare, in spagnolo o in inglese quindi a concentrazione massima su quello che faccio (o almeno ci provo), e BOOM un pensiero mi invade la mente a caso. 

In quei momenti sento un coltello infilarmisi tra lo stomaco e il cuore.
Forse è perché riprendo improvvisamente consapevolezza che lui non c'è più. Perché ero così distratta, pensando ad altro, da essermelo dimenticato per qualche minuto, e la mia testa se ne è riuscita a stare zitta, rassicurata che tutto andasse bene, e invece no, risputa fuori qualcosa. In quei momenti tutto diventa confuso e solo dopo qualche secondo, o minuto, riesco a ritornare alla realtà: l'immaginare il fuoco mi ha sempre aiutato in momenti come questi, e anche ora cerco di immaginare l'enorme falò dalle fiamme alte trenta metri che ho osservato a lungo a Capodanno nella speranza che potesse bruciare via tutti i miei ricordi.

Un ricordo "improvviso" che ho spesso è quello di Bologna: quando ci conoscevamo da poco un giorno mi ritrovai quasi per sbaglio lì e lui venne da Parma a farmi compagnia nelle ore che avevo libere in città. Mangiammo per la prima volta qualcosa insieme, esplorammo per la prima volta una città insieme, città in cui io ero già stata e lui no, ma vedemmo posti che anche io non avevo ancora visto. Lo abbracciai per la prima volta, lo rassicurai per la prima volta, lo presi sottobraccio per la prima volta.

E' incredibile come riesca a ricordare così vividamente una sensazione che non so nemmeno descrivere se non con "tenere qualcuno sottobraccio". Mi è sempre piaciuto passeggiare così con qualcuno perché mi da una sensazione di vicinanza e di calma, di cose lente, di cose antiche, vecchie perché ho sempre visto le coppie di anziani passeggiare così, a sostegno l'uno dell'altro, seppur in modo diverso. Quante volte abbiamo immaginato di passeggiare ancora molto a lungo così per le strade, lui con i suoi baffi ormai ingrigiti e io con i capelli bianchi e raccolti, ne ho perso il conto. Solo a ripensare a queste cose ora mi sembra tutto assurdo.

Il momento che ricordo più nitidamente di quel giorno, e il primo che mi viene sempre in mente, è quello della piccola finestra di Bologna che, in mezzo a una stradina, se la si apre dà una bellissima visuale direttamente sul fiume. Quel giorno lui mi scattò una foto mentre mi sporgevo per guardarci attraverso, circondata dai bagagli che mi portavo dietro: quell'immagine di me mi piaceva moltissimo perché in quel momento ero, nonostante tutto, felice e perché con la mia valigia vicino dava un'idea di me che amo, quella dell'eterna migrante.
Avrei voluto prevedere che quella stessa immagine di me sarebbe stata uno dei motivi per cui adesso io e lui non esistiamo più; a cui avrei comunque rinunciato, sbagliando lo so, se solo fosse servito a qualcosa, se solo fosse stato quello l'unico "problema".

Se penso ad una finestra mi viene sempre in mente anche la tenda di tessuto leggero, bianca, che si gonfia armoniosamente nel vento estivo, e che fissavo per infiniti minuti perché mi rilassava, nella camera degli ospiti o nella sala della nostra casa insieme. L'ho fissata fino all'ultimo, fino all'ultima notte d'agosto trascorsa lì da sola, in mezzo ai miei confusi bagagli. Da allora la sua immagine mi rincorre dandomi calma e dolore al contempo.

Come quella tenda che traeva il suo respiro dall'andirivieni del vento soffiato dalla finestra aperta, anche noi siamo morti in inverno, quando tutto si è chiuso per sopravvivere al gelo immenso che c'è fuori, ma che soprattutto ci portiamo dentro.




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

martedì 22 gennaio 2019

/toque


Oggi sono particolarmente frastornata perché ieri era il compleanno di Patti e ho fatto del mio meglio per renderla felice e, di conseguenza, anche essere io di buon umore tutto il tempo.
Ci sono quasi riuscita, nonostante i mille ricordi e pensieri che sempre ho in testa.

Purtroppo ieri siamo dovute passare anche da un negozio da divise perché lei aveva bisogno di ordinare delle giacche da cucina: da quando viviamo insieme ha trovato lavoro come aiuto-cuoca e io sono felicissima per lei, anche se avere a che fare con quelle divise e i grembiuli e tutto mi fa davvero male. La mia vita è come sempre in preda a un'enorme e grottesca ironia della sorte che ha deciso che la mia migliore amica con cui sono andata a vivere a Siviglia prendesse lo stesso mestiere della persona con cui vivevo fino a pochi mesi fa a Firenze e che ora non c'è più nella mia vita.

Ogni volta che apro la lavatrice riconosco l'odore che sentivo ad ogni suo bucato: quello dei vestiti, impregnati indelebilmente dei mille profumi delle cucine, misto all'ammorbidente che cerca di coprirlo. Mi ha sempre dato un po' fastidio, ma lo adoravo comunque sulla sua pelle. Mi piaceva, il lunedì mattina, svuotare lo zaino delle sue cose, controllare che non si fosse dimenticato accendini, penne o menù nelle tasche, sfilare i bottoni di sicurezza dalle strette asole e fare attenzione a non perderli. Mi piaceva fare il bucato per lui mentre lui ancora dormiva nel suo unico giorno libero, un po' forse perché sono "terrona", un po' perché quello era uno dei modi che avevo per prendermi cura di lui e del suo mestiere che tanto amava, anche se lo consumava.

Nella mia mente è impressa indelebilmente la foto che mi scattò quando venne per la prima volta nella vecchia casa Minelli a trovarmi e mi fece indossare la sua giacca, che non aveva mai fatto provare a nessuno, tanto significava per lui. Diceva sempre che voleva comprarne una nuova, ma poi non l'ha mai fatto.

Ieri in quel negozio avrei potuto comprargli tanti regali, ma ho cercato di tenere questo pensiero lontano dalla mente pensando a Patti. Alla fine però mi sono ritrovata a sfiorare con la punta delle dita un cappello da cuoco nero con tanti teschi di vari colori stampati: gli sarebbe piaciuto molto.
Sono scoppiata a piangere e mi sono dovuta allontanare, aspettando Patti fuori, che poco dopo mi ha raggiunto sospettando la ragione della mia sparizione. Ci siamo incamminate verso casa e fermare i singhiozzi è stato difficilissimo, volevo piangere tanto, molto più di quella prima notte a Siviglia a settembre, quando passando di fronte a una vetrina, vidi una giacca da chef e istintivamente gli mandai degli audio per chiedergli aiuto. Lui mi rispose che se fosse stato necessario avrebbe anche preso un aereo da solo per venire da me.

Invece non l'ha fatto, invece mi ha persino impedito di prendere io un aereo per andare da lui.
Però come gli sarebbe stato bene quel cappello.




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

domenica 20 gennaio 2019

/plantas


Oggi Sara, una delle ragazze italiane con cui ho legato di più durante questo erasmus, riparte per l'Italia perché i suoi appelli d'esame sono già finiti. Ho passato il pomeriggio con lei e Patti, oscillando tra pensieri positivi e l'angoscia che trova sempre nuovi modi per assillarmi, passeggiando per il centro. C'era di nuovo il sole, dopo due giorni di nuvole: ormai mi sono riabituata alla sua presenza così forte, come quando vivevo in Calabria, ma a differenza di allora, cerco di farmi scaldare la pelle più spesso ora.

Tornando a casa, visto che viviamo molto vicine, sono salita da lei a farle compagnia mentre sistemava le ultime cose e le ho preso degli oggetti che aveva comprato qui, ma che non poteva portarsi in Italia. Stava lasciando in balcone due piantine che mesi fa comprammo all'Ikea, così ho preso anche quelle, perché mi dispiaceva troppo che morissero.

Non so bene come curarle perché sono razze che non conosco e il primo pensiero accarezzandone le foglie è stato quello di scrivergli perché lui era molto bravo con le piante. Poi mi sono ricordata che lui non c'è più e durante il tragitto verso casa ho ricordato piccole cose che pensavo di aver rimosso, ma come ogni volta invece no: il folle trasloco sul furgoncino scassato in mezzo alle sue piante alte, il modo in cui d'estate si chinava e infilava le dita nella terra per controllare se fosse ancora umida, le mattine in cui le annaffiavo, tutte le piccole piantine che mi aveva regalato, a cui abbiamo dato un nome, ma che poi mi sono morte. Una l'avevamo chiamata Hope, ed era una piccola piantina di caffè.
Chissà se, ovunque esso sia, la ricorda anche lui.

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E' stato difficile per molti motivi scrivere queste righe, motivi che per i poveri scemi che mi vogliono bene e che ogni tanto leggono il mio blog credo siano già chiari, o quasi. E' stato difficile soprattutto rivolgermi a lui in terza persona e al passato, mi sono dovuta costringere a farlo, ma credo sia l'unico modo che ho adesso di raccontare tutte le cose che mi affollano di continuo la testa.
E' questo il motivo per cui ho scelto di scrivere questo ricordo e per cui credo che proverò a scriverne degli altri: provare a farli fluire fuori. Ogni giorno e ogni notte i pensieri che lo riguardano sono centinaia e cercare di bruciarli via non mi sta aiutando come vorrei.
Proverò, quindi, a concretizzarli, ad accettarli come parti di me ormai indelebili, scrivendoli.
Forse così un giorno riuscirò ad accettare anche tutto il resto.



ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.

martedì 25 dicembre 2018

natale


Se davvero
la vita fosse
ciò che proviamo
le cose più importanti

Se davvero
queste cose
avessero senso
e niente altro

Se davvero
le promesse
non fossero
parole al vento

Se davvero
non lo fossero
anche tutti
i sentimenti

Se davvero
qualcosa nel mondo
avesse uno scopo
o se lo inventasse

Se davvero

Adesso
Io e te
Saremmo insieme




ArHaL
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.